Iene vendesi morti

La Spezia – Si chiude con una pioggia di condanne il processo sul racket del “caro estinto” : nel 2011 l’inchiesta fece emergere un giro di mazzette negli obitori della provincia. Il collegio, presieduto da Alessandro Ranaldi, giudici a latere Marinella Acerbi e Stefano Vita, ha accolto in toto la tesi sostenuta dalla pubblica accusa ed emesso pene severissime.

Iene vendesi morti
Iene vendesi morti

Dovrà scontare 4 anni e 6 mesi di reclusione Sergio Caramaschi, addetto all’obitorio dell’ospedale di Sarzana, accusato di corruzione e di segnalare i decessi ad alcuni impresari di pompe funebri. Fu proprio lui a rilasciare un’intervista agli inviati della trasmissione di Italia Uno, “Le Iene”, raccontando della compravendita di salme.

Il tribunale ha condannato anche Diego Giovanelli (2 anni), Giorgi Neri (2 anni e sei mesi di reclusione),Mario Di Giglio (2 anni e un mese), Michele Ferrara (un anno e sei mesi), Franco Simoncini (un anno e sei mesi), Alessandro Gianella (sei mesi) e Daniele Tavilla (un anno e due mesi). Dovranno risarcire il danno alla parte civile (l’Asl, costituitasi tramite l’avvocato Alessandro Civitillo) e rimborsare le spese processuali liquidate in 6.966 euro.

I giudici hanno assolto soltanto Luca Caramaschi (figlio di Sergio) e Rita Del Mancino risultati estranei alla vicenda e per i quali anche il pm Luca Monteverde aveva chiesto l’assoluzione. L’inchiesta scattò dopo una denuncia presentata da Lina Buriani, titolare di un’agenzia di pompe funebri della Val di Magra, indispettita dal fatto che i funerali venissero assegnati sempre alle stesse agenzie.

Dietro molti contratti stipulati c’erano mance, somme di denaro oppure dosi di cocaina, a favore di dipendenti dell’Asl (costituitasi parte civile tramite l’avvocato Alessandro Civitillo) che segnalavano prontamente l’arrivo di salme in obitorio per consentire agli impresari di giocare d’anticipo e contattare prima possibile i familiari del defunto per proporre loro il servizio funebre.

Nel corso delle intercettazioni telefoniche e ambientali è emerso come spesso le soffiate venissero fatte arrivare quando la persona era ancora ricoverata: «Ormai manca poco», dicevano al telefono i dipendenti dell’Asl, riferendosi a pazienti moribondi. Secondo la ricostruzione degli investigatori della guardia di finanza, il valore di una salma oscillava tra i 200 ai 500 euro, a seconda del tipo di funerale che veniva organizzato. Era il personale sanitario che iniziava a «lavorarsi i parenti», prospettando loro un possibile risparmio, se si fossero rivolti a una certa impresa piuttosto che a un’altra.

A quel punto l’impresario “amico” veniva avvisato per telefono e si presentava tempestivamente all’obitorio per proporre il contratto del funerale. «Presenteremo ricorso in Corte d’Appello perché la condanna a due anni di reclusione è ingiusta: il mio cliente, Diego Giovanelli, era il soggetto concusso, quindi una vittima.

Non era parte del sistema corruttivo ma lo subiva per lavorare. Doveva essere assolto da tutti i capi d’imputazione e non solo da alcuni», dichiara l’avvocato Alessandro Silvestri. Il collegio difensivo era formato dai legali Alessandro Pontremoli, Giuliana Feliciani, Marco Evangelista, Monica Lavezzari, Andrea Giorgi e Aldo Niccolini.

 

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